Bellezza, Inquietudine, Opera
Andrea Pozza vive e lavora in provincia di Bolzano. Si avvicina alla fotografia attraverso la voglia di viaggiare e scoprire il mondo, che da sempre lo accompagna. La sua variegata carriera ha inizio con il Fotoclub di Bolzano nel 1994. Ha esposto ed espone in numerose mostre personali e collettive anche a livello internazionale. É presente nei cataloghi “L’Elite” e “Catalogo dell’Arte Moderna Mondadori”. È inoltre stato fino al 2018 fotografo ufficiale del “Pioneer Team”, formazione di volo che dal 2006 ha seguito in tutto il mondo. Tra le sue specializzazioni spicca, infatti, anche quella delle foto aeree che gli hanno permesso di realizzare importanti lavori e pubblicazioni. Poliedrico dunque Andrea Pozza, ricco di capacità tecniche e passioni estetiche, concentrate a diversi livelli sul mezzo fotografico, che lo rendono fotografo-artista a tutto tondo. Da sempre porta avanti una ricerca personale profondamente legata all’estetica dell’abbandono, sviluppatasi dapprima con il tema dei luoghi senza più vita, architetture storiche di pregio ridotte a ruderi, facciate in rovina, interni polverosi e privati del vissuto supposto splendore. La fotografia documenta luoghi carichi di storia, di vita passata e lontana, palpabile nei dettagli di un vecchio muro in sasso, di una cornice spezzata, di uno stucco depredato, di una parete crollata. Il bisogno di ridare un senso e di recuperare il valore estetico e simbolico di ambienti densi di emozione e inquietudine lo porta a ritrarre, quasi ossessivamente, donne mascherate che possano aiutare chi guarda ad ascoltare un racconto non conosciuto, o solo suggerito, come un volto celato, alla ricerca disperata di un contatto con il genius loci. Visioni, sogni, surrealtà, ambiguità ed erotismo di corpi vestiti con abiti spiazzanti e discordanti, creano nello spettatore un effetto di spaesamento, voluto e cercato dall’autore. La maschera, simbolo universale d’incertezza e ambiguità, ricerca e perdita di identità, ammissione di una verità non assoluta, sottolinea, nelle fotografie, la ricerca di un’estetica che comunichi razionalità e irrazionalità nello stesso tempo, luoghi effettivi, reali, che convivono con il sogno e l’ignoto. Il taglio intellettuale si fonde con la maestria tecnica, caratterizzata in primis da chiarezza, precisione, cura del dettaglio. Andrea Pozza padroneggia la luce e la mette in dialogo con l’ombra, utilizzando la luce naturale, quando possibile, in tutte le sue sfaccettature, partendo dalle basi, dall’uso del bianco e nero della camera oscura, fondamento di tutti gli scatti. Gioca poi con inserti cromatici leggeri, talvolta appena percepibili, fino all’uso del rosso che accende un abito. L’etimologia stessa della parola foto-grafia, scrivere con la luce (phôs - luce, e graphè - scrittura) suggerisce simbolicamente una parola luminosa che può costruire un testo, un testo fotografico con il suo contenuto emozionale. Ciò è ben espresso anche nella parte sperimentale, frutto del lavoro più recente di Pozza, dove il gioco delle luci permette ai corpi sovrapposizioni molteplici e leggere e al colore di accendersi in un omaggio al Pop. Alla polaroid è dedicata la riscoperta di vecchie tecniche, una ricerca effettuata con una vecchia macchina fotografica degli anni settanta, omaggio ai grandi nomi, a partire da Helmut Newton. Infine le “foto-sculture”, con la dama mascherata che prende corpo su un supporto ligneo. Il rapporto multiforme e sapiente con lo scatto permette all’artista di riflettere su nuovi linguaggi, sempre attraverso realtà che creano un’illusione di realtà. (Paola Bassetti Carlini) Stile, quale ordito Aracneo “Lo stile è una risposta a tutto. Un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso. Fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile. Fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte. La corrida può essere arte Boxare può essere arte. Amare può essere arte. Aprire una scatola di sardine può essere arte. Non molti hanno stile. Non molti possono mantenere lo stile. Ho visto cani con più stile degli uomini, Sebbene non molti cani abbiano stile. I gatti ne hanno in abbondanza”. Charles Bukowski Lo stile di Aracne, quale miglior tessitrice della Lidia, riproduceva a telaio le vicende amorose ed erotiche di alcuni dei, nonché le loro colpe e i loro inganni, mentre Atena, la dea che la chiamò a sfidarla, mascherata da canizie, ritraeva le gesta dei dodici dei e i quattro episodi riguardanti la disfatta dei mortali che osarono mancare di rispetto ai Supremi dell’Olimpo. Tale era per l’appunto lo stile encomiabile della giovane tessitrice, che come Ovidio riporta: “Ognuno dei personaggi è reso a perfezione e così l’ambiente”, tanto che Atena dovette ammettere che i personaggi raffigurati sembrava che balzassero fuori dalla tela per compiere i gesti rappresentati. Dunque l’ira dettata da invidia e gelosia si abbatté per mano della dea su Aracne, la quale fuggendo tentò il suicidio con un capestro apposto su un albero. E, senza pietà alcuna Atena la trasformò così in ragno. Tessitura di vicende amorose, erotiche, colpe e tentati inganni sono i filamenti che nella decadenza della poetica di Pozza ricorrono come la bava di seta che il ragno emette per realizzare il capolavoro aracneo in cui supremo si distingue. Rimandare a questa rappresentazione metamorfica e mitica il lavoro artistico di Andrea è un paragone nel quale possiamo leggere come egli si apposta nelle strutture decadenti, talvolta fatiscenti, come ville e fabbriche abbandonate, per studiarne il luogo ove evocare e generare le trame che ne hanno tessuto le storie che vissero in quei luoghi. E, la comparsa della sua Dama mascherata è il rimando immediato a quella Atena, dea dell’arte, della Sapienza, ma anche della guerra che egli evoca e rappresenta come essenza vivida con cui mettersi a confronto ed esprimere il suo dipinto fotografico, perché creazione artistica vuole l’essenza del confronto anche visto come sfida. E di sfida parla la sua narrazione fotografica, semplicemente ponendo la Dama sua in luoghi avversi, scomodi, polverosi con abiti, tessuti e accessori sontuosi, eleganti difficili da sfoggiare in tali ambienti: un sogno dentro la decadenza ordito di evocazione onirica in cui il calore erotico impregna l’immagine e l’immaginario, dentro il quale la definizione risalta tanto da balzare fuori come una realtà di cui forse la veridicità ne genera timore. Ma la sfida risiede anche nel porre l’osservatore di fronte alle vicende intime, ai sogni inespressi, al linguaggio proibito dell’erotismo, quale ingrediente primo del desiderio vissuto talvolta con abnegazione culturale, talvolta con timidezza, talvolta ancora con sfrontatezza. Una sfida da approcciare con lo sguardo curioso ad occhi spalancati, come il diaframma della macchina fotografica di Andrea, per cogliere la luce di questa arte che si espone in tutta la sua debolezza decadente con una mirabile bellezza statica nel moto dell’immagine stessa. Lo stile, come la complementarità degli elementi opposti, quale quadro dipinto dalla luce della macchina fotografica sono il sogno stampato di quella seducente decadenza che delinea l’intima debolezza dell’essere umano, purtroppo costretto dall’abito fabbricato dalla mano della società cui appartiene. E, se “Non molti possono mantenere lo stile”, come Bukowski scrive, pochi sono capaci di tale raffinatezza, quale l’arte di Andrea Pozza. (Barbara Cappello - Presidente Federazione Italiana degli Artisti di Trento e Bolzano) Presentazione della Mostra “MEMORIE DALL’OBLIO” a Castel Presule - estate 2023 - a cura di Annachiara Marangoni Pochi sanno che Andra Pozza nasce artisticamente in un modo del tutto originale, che poco a che fare con l’artista di oggi: nei primi anni 80’, sognando lo spazio, si avvia verso la brillante carriera di fotografo aeronautico, grazie ad una prima reflex, con la quale immortala da miglior fotografo aeronautico italiano, i più famosi piloti che solcano a vario titolo, i cieli internazionali. Le avventure si accavallano tra deserti, voli rovesciati e scatti in accelerazione. Operatore ufficiale di Pioneer Team, accumula ore di volo in qualsiasi condizione, meritandosi poi il diploma di pilota presso la Scuola Aero Club di Trento, che gli restituisce un poco di quel sogno di bambino che lo voleva pilota d’aereo. Collaboratore di Aviazione Sportiva, viene considerato da Maria Fede Caproni Armani pari ad un aeropittore futurista, collocandolo ufficialmente tra gli artisti aeronautici più importanti del mondo. Ebbene, ci chiediamo oggi, innanzi a queste 15 opere esposte nella sala di questo prezioso castello, come e soprattutto in cosa si è trasformato l’artista Pozza? Qual è questo nuovo sogno che da anni lo insegue, tanto da regalarci questo nuovo spettacolo? Delle sue opere si già detto molto, dal tema celtico, fortemente connotato nel territorio, dove si riscontra il “Wallburgen”, termine tedesco utilizzato un tempo per descrivere i resti di costruzione risalenti a periodi remoti, diffusi in Alto Adige, ricchi di tracce di muri di pietra, luoghi mistici che hanno vissuto rituali ancestrali. Oppure la maschera, come non luogo identitario, dove il soggetto diventa individuo, raggiungendo maggiore consapevolezza dei suoi fremiti e desideri e la potenza ideativa per avvalersene. La Dama è la signora dei ritratti di Andrea Pozza. Una Dama vestita di trame e maschere, calze e velluti, dalle scarpe appuntite, ma immobile, unica parte vivente di un paesaggio apparentemente morto. Dal cimitero decadente dei resti architettonici di un’era oramai trapassata, l’occhio esperto di Pozza intravede lo spirito che hegelianamente si dispiega nel fondale terroso dei decori rovinosi di palazzi sfasciati. Nella seconda epoca artistica di Pozza, entriamo in un neoclassico contrapposto al classico, troppo facilmente scambiato per erotismo fetish. Di fatto l’artista, seleziona oculatamente oggetti simbolici che evocano esattamente quello che il visitatore vuole scoprire: il contatto tra il desiderio e la sua incarnazione. La Dama manichino intanto, si dà a tutti, con le sue movenze immobili, si fa ritrarre in temi poco aerei: boschi, terra, ruderi, oggetti antichi, come la bellissima Maternità, che la vede accanto ad una carrozzina di qualche secolo fa, dove si presume il pianto di un vecchio bambino. Insomma, per trovare il cluster, come diremo oggi, o meglio il focus tra le opere di un Pozza fotografo aeronautico e un Pozza curioso dell’ancestrale mistero che tormenta ancora generazioni di uomini e donne, dobbiamo recitare un breve aforisma che potrebbe fare così: “Dalla carlinga del mio fly, con la mia reflex, mi rotolo nei licheni fino alla trina della mia cieca Dama”. Studio d'arte / Kunstatelier Via Verseiner 49 39010 Meltina (BZ) Italy |